Abbecedario della sostenibilità
La sostenibilità dalla A alla Z
Uno dei nostri obiettivi è diffondere la cultura della sostenibilità.
Qui puoi trovare alcune parole chiave della sostenibilità:
è un viaggio a cui aggiungiamo periodicamente una parola.
Bilancio di sostenibilità
Il bilancio di sostenibilità – o report di sostenibilità – è il documento che rendiconta, da un punto di vista non finanziario, le scelte di un ente nel campo della sostenibilità.
È il risultato di un processo da cui emergono le scelte valoriali rispetto ai tre pilastri della sostenibilità: ambiente, sociale, governance.
Per alcuni enti vi è da qualche tempo l’obbligo di pubblicare il bilancio di sostenibilità.
Per altri è ancora una scelta volontaria che, oltre a un valore etico, porta comunque importanti vantaggi anche competitivi e nei prossimi anni sarà indispensabile per restare inseriti nella filiera produttiva delle aziende più grandi.
L’obbligo è stato previsto per alcuni enti di interesse pubblico e gruppi di società sin dal d.lgs. 254/2016, con il dovere di rendicontare l'attività di impresa e l'impatto prodotto su temi:
- ambientali
- sociali
- attinenti al personale
- al rispetto dei diritti umani
- alla lotta contro la corruzione.
Società Benefit e B-Corp
La Società Benefit è una particolare forma giuridica che possono assumere le società di capitali, quindi le imprese profit, quando intendono perseguire, oltre allo scopo di lucro, anche finalità di beneficio comune operando in modo responsabile, sostenibile e trasparente.sostenibile e trasparente.
La scelta di diventare Società Benefit può essere un modo per contribuire al cambio di paradigma economico in senso sostenibile.
La Società Benefit è quindi un nuovo tipo di impresa? Quale forma deve avere?
La Società Benefit non è un nuovo tipo societario ma puà assumere la veste giuridica di qualsiasi società prevista dal Codice civile (con qualche minima eccezione, ad es. non possono le SRL semplificate).
Può anche inserire nella sua denominazione giuridica la sigla SB – Società Benefit.
Poiché le finalità di beneficio comune devono essere inserite nell’oggetto sociale, vanno indicate nello Statuto che, se non si tratta di una nuova impresa, va quindi modificato.
Cosa si intende per beneficio comune e chi sono i portatori d‘interesse a favore dei quali deve essere perseguito il beneficio?
Per beneficio comune si intende il perseguimento di uno o più effetti positivi a favore di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di interessi che sono comunque coinvolti dall’attività di impresa.
Gli effetti positivi sono perseguibili anche riducendo gli effetti negativi.
C‘è una normativa di riferimento in Italia per le Società Benefit?
Le Società Benefit in Italia sono state introdotte con la legge 28.12.2015, n. 208 (commi 376-383 e allegati 4-5), entrata in vigore il 01.01.2016.
Quali obblighi hanno le Società Benefit?
Le Società Benefit, oltre all’obbligo di inserire il beneficio comune nell’oggetto sociale, hanno alcuni obblighi principali, come:
- individuare la persona responsabile a cui affidare funzioni e compiti volti al perseguimento delle finalità di beneficio comune
- pubblicare ogni anno una relazione d’impatto relativa al perseguimento del beneficio comune, da allegare al bilancio societario, redatta secondo uno standard di valutazione di un ente terzo e relativa a governance, rapporti con i lavoratori, rapporti con altri portatori di interesse, ambiente.
Ma Società Benefit e B-Corp sono la stessa cosa?
Assolutamente no!
Le B-Corp sono imprese che hanno ricevuto l’omonima certificazione rilasciata da B Lab, organizzazione non profit internazionale con sede in Pennsylvania.
Al momento, in Italia le B-Corp non hanno una disciplina normativa.
La certificazione volontaria B-Corp è rilasciata dall’ente B Lab in base a una valutazione dell’impresa, secondo rigorosi standard previsti dal B Impact Assessment (BIA), rispetto ad alcuni aspetti quali lavoratori, comunità, impatto ambientale, modello di governance.
C‘è un‘associazione di riferimento per le Società Benefit?
C’è l’Associazione italiana delle imprese benefit che dà informazioni sul suo sito che puoi trovare a questo indirizzo: www.assobenefit.org
Catena del valore (Value chain)
La catena del valore comprende, quindi:
- i soggetti a monte dell’organizzazione (per es. fornitori) che forniscono prodotti o servizi usati nello sviluppo dei prodotti o servizi dell’organizzazione
- i soggetti a valle dell’organizzazione (per es. distributori, clienti) che ricevono i prodotti o servizi dalla stessa.
Un’organizzazione che voglia/debba valutare la sostenibilità e gli impatti della sua attività, lo deve fare rispetto a tutta la sua catena del valore: a monte e a valle.
È evidente, ad esempio, che un’organizzazione può generare impatti sulle persone non solo con le prassi di impiego dei suoi lavoratori ma anche tramite la sua catena di fornitura: ad es. attraverso le condizioni di lavoro dei lavoratori dei suoi fornitori.
Doppia materialità
Con la parola doppia materialità si fa riferimento ad un concetto centrale che ogni azienda che intenda affrontare il tema della sostenibilità deve conoscere e valutare.
Riguarda gli impatti (o effetti) dell’attività aziendale sui temi della sostenibilità e, viceversa, gli impatti (o effetti) dei temi della sostenibilità sull’attività aziendale.
Quando un’azienda si avvicina al tema della sostenibilità, nella sua strategia deve fare una valutazione doppia, ossia:
- la materialità finanziaria: gli impatti verso l’interno, ossia gli effetti che i temi della sostenibilità hanno all’interno dell’azienda sulla sua performance finanziaria
- la materialità esterna: gli impatti verso l’esterno, ossia gli effetti che le attività aziendali generano verso l’esterno sui temi della sostenibilità, ossia ambiente e società.
Le aziende devono quindi considerare sia come il mondo esterno influenzi la loro redditività sia come le loro attività influenzino il mondo esterno.
La doppia materialità è un concetto fondamentale della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la direttiva UE sulla rendicontazione di sostenibilità delle aziende), con l’intento di garantire una visione a 360° degli impatti aziendali.
Diversity, Equity & Inclusion (DE&I)
Con l’acronimo DE&I ci si riferisce a:
- Diversity (Diversità): rispetto e valorizzazione delle differenze delle persone che fanno parte dell’azienda (indipendentemente da età, religione, etnia, orientamento sessuale, ...)
- Equity (Equità): stesse opportunità per tutte le persone, senza pregiudizi, discriminazioni o molestie
- Inclusion (Inclusione): valorizzazione delle diversità e inclusione di ogni persona nell’attività aziendale
In Italia, a fine 2021, il Global Compact Network ha elaborato una prima versione delle Linee guida su “Diversity & Inclusion in azienda”.
Ad ottobre 2023, il Global Compact Network Italia ha poi presentato le nuove Linee Guida “Come sviluppare una policy Diversity, Equity & Inclusion”
Le Linee guida raccolgono alcune best practices aziendali e sono frutto della collaborazione con alcune grandi aziende italiane che hanno condiviso la loro esperienza.
Le raccomandazioni sono rivolte a tutte le imprese e riguardano, ad esempio:
- l’utilizzo di un linguaggio inclusivo;
- l’attenzione a colmare il pay gap sui soggetti fragili;
- policy adeguate in tema di non discriminazione sin dalle prime fasi della selezione
- tolleranza zero della violenza di genere sul luogo di lavoro.
Qual è il significato principale di una policy DE&I?
Secondo le Linee guida, “ … è quello di creare un ambiente di lavoro in cui tutte le persone si sentano rispettate, valorizzate e abbiano pari opportunità di crescita e sviluppo. … promuovere la diversità in tutte le sue forme, a contrastare le discriminazioni e a garantire un trattamento equo per tutto il personale dipendente, con l’obiettivo ultimo di creare un clima di lavoro inclusivo, in cui le diverse idee e prospettive vengono valorizzate e incoraggiate per stimolare l’innovazione e la creatività.”
Quale forma deve avere?
Può variare da un’azienda all’altra, poiché ogni organizzazione ha esigenze, obiettivi e contesti specifici, soprattutto con riferimento alle dimensioni e al settore merceologico di riferimento: deve essere personalizzata.
Quali sono i vantaggi di politiche di DE&I?
- scelta etica: sono una chiara manifestazione dell’etica aziendale e della posizione dell’azienda
- innovazione: incoraggiano l’innovazione grazie al confronto di idee e prospettive diverse
- attrazione e ritenzione dei talenti: le persone cercano ambienti inclusivi e rispettosi
- benefici finanziari: migliorano anche i propri risultati finanziari e favoriscono un maggior tasso di crescita, attraendo anche investimenti
- brand reputation: le aziende inclusive influenzano le scelte d’acquisto
E le PMI?
Anche per le PMI l’attenzione alle politiche DE&I è una grande opportunità.
Nel caso una politica formale fosse inizialmente troppo complessa, possono comunque trovare varie soluzioni per avvicinarsi al tema e dotarsi di politiche di diversità e inclusione più snelle e adatte alle loro dimensioni.
È innanzitutto un tema etico, ma non solo.
“Lo sviluppo della Diversity, Equity & Inclusion, si è posto anche in Italia negli ultimi anni come leva essenzialeper la crescita delle imprese e la promozione di efficienza e competitività.“
Così il Global Compact Network presenta le proprie Linee guida.
Environmental
Environmental
La E nell’acronimo ESG sta per Environmental.
È il primo pilastro della sostenibilità, individuato dall’Agenda ONU 2030, e fa riferimento agli impatti ambientali generati dall’attività di un’organizzazione e dalle misure adottate rispetto al tema ambiente da quella organizzazione.
Il tema può riguardare tanti aspetti, quali:
- il trattamento dell’aria
- il rispetto dei sistemi di raccolta differenziata
- l’uso e lo smaltimento delle acque
- il risparmio energetico e uso di fonti rinnovabili
- una mobilità sostenibile
- la scelta dei materiali di consumo (es. carta, ...)
- progetto e sviluppo di nuovi materiali
Governance
La G nell’acronimo ESG sta per Governance.
È il terzo ambito che definisce la sostenibilità nella quotidianità di un’azienda o ente e gli impatti generati dalla sua attività.
È il profilo che guida e organizza le scelte in ambito ambientale (E) e sociale (S).
Fa riferimento alle misure strategiche adottate dall’ente per pianificare e gestire la sostenibilità.
Il tema può riguardare tanti aspetti, quali:
- la presenza di un codice etico
- politiche di contrasto alla corruzione
- mappatura dei fornitori, policy, codici di condotta
- struttura degli organi di governo della società
- modelli 231, whistleblowing, ...
- processi strutturati per tematiche ESG
- rispetto di buone prassi fiscali
- rispetto delle regole della concorrenza e azioni a tutela della concorrenza
- certificazione B Corp e trasformazione in Benefit
Greenwashing
La comunicazione da parte di qualsiasi organizzazione relativa ai temi della sostenibilità, ambiente compreso, deve essere vera e chiara.
La direttiva UE 2024/825
Il 6 marzo 2024 è stata pubblicata la direttiva UE 2024/825 che ha l’obiettivo, tra gli altri, di contrastare il fenomeno del greenwashing attraverso il miglioramento della tutela dei consumatori dalle pratiche sleali e dell’informazione.
Uno degli obiettivi della direttiva è proibire espressamente che le aziende e le organizzazioni facciano comunicazione sui temi ambientali in modo generico o ingannevole.
Cosa vieta la direttiva rispetto alle etichette e alla comunicazione ambientale?
la direttiva vieta l’uso di dichiarazioni ambientali generiche come “ecologico”, “naturale”, “green”, “biodegradabile” o “impatto climatico zero”, “eco”, “verde”, “rispettoso degli animali”, se non supportate da prove.
la direttiva vieta l’uso di affermazioni “green” relative all’impatto neutro, ridotto o positivo sull’ambiente di un prodotto basate solo sulla compensazione delle emissioni di carbonio
la direttiva vieta l’uso di marchi di sostenibilità che non siano basati su sistemi di certificazione o stabiliti da autorità pubbliche.
Human Rights
In particolare si sono sviluppati 4 strumenti fondamentali per le imprese per valutare e dar conto della loro posizione rispetto al tema del rispetto dei diritti umani:
1. human rights policy
ossia le policy aziendali rispetto ai temi che incidono sui diritti umani (es. salute e sicurezza sul lavoro, lavoro minorile, orario di lavoro, discriminazione, diritti delle popolazioni locali, ...)
2. human rights impact assessment
ossia uno strumento con cui viene analizzato l’impatto sui diritti umani dell’attività dell’impresa in tutta la filiera, si cercano le cause di una certa situazione per poi valutare le soluzioni
3. clausole contrattuali per i fornitori
ossia l’introduzione nei contratti con i fornitori e i partner di garanzie contrattuali sul rispetto dei diritti umani, accompagnata da verifiche
4. certificazioni di sostenibilità sociale
ossia certificazioni aziendali basate su standard riconosciuti e rilasciate da enti accreditati (es. SA8000 sulla Responsabilità sociale d’impresa e sulla tutela dei diritti umani nei luoghi di lavoro)
La tutela degli human rights - diritti umani - è uno dei capisaldi di ogni valutazione di sostenibilità e di ogni percorso di sostenibilità che un ente voglia fare.
Le imprese hanno la responsabilità di bilanciare la loro redditività con l’impatto non solo ambientale ma anche sociale della loro attività e la tutela dei diritti umani.
Principi guida ONU sui diritti umani
Un primo passaggio fondamentale di elaborazione di indicazioni comuni rispetto alla tutela dei diritti umani risale ai Principi guida ONU sui diritti umani - UN Guiding Principles on Business and Human Rights.
Scritti nel 2011, sono un riferimento ancora attuale per comprendere gli impegni delle Nazioni e le responsabilità delle imprese riguardo all’impatto delle attività economiche sui diritti umani.
I Principi guida ONU prevedono 3 pilastri fondamentali:
1. il dovere degli Stati di proteggere le persone dalle violazioni dei diritti umani commesse dalle imprese
2. la responsabilità delle imprese di rispettare i diritti umani, verificando tutta la filiera, e di adottare misure di rimedio in caso di violazioni
3. l’accesso a meccanismi di rimedio effettivi a favore delle vittime
Risalgono al 2018, invece, le Linee Guida OCSE sulla Due Diligence per le Imprese Multinazionali, che contengono un quadro di indicazioni essenziali per una condotta d’impresa responsabile a livello globale e anche le PMI sono invitate a seguirle.
Contengono principi e standard in alcuni ambiti chiave, quali:
- il dovere delle imprese di comunicare in modo trasparente le loro politiche
- il rispetto dei diritti umani
- condizioni di lavoro dignitose
- la lotta alla corruzione e la promozione della trasparenza
- lo sviluppo di prodotti sicuri
- la protezione della privacy
- il rispetto delle norme fiscali dei paesi
Materialità e Temi Materiali
Per materialità si intendono le informazioni e gli argomenti che in ambito ESG:
- hanno rilevanza per l’azienda
- devono essere inseriti nel bilancio di sostenibilità perché individuano le priorità dell’azienda
- hanno importanza nella definizione della strategia di sostenibilità aziendale
Così, i temi materiali per un’azienda rappresentano gli ambiti con gli impatti più significativi a livello economico, ambientale e sociale e che l’azienda rendiconterà nel suo bilancio di sostenibilità.
Un’organizzazione può identificare diversi impatti della sua attività da rendicontare.
Qualche esempio?
Possono essere temi materiali per un'organizzazione:
- la salute e sicurezza sul lavoro
- l'anticorruzione
- la gestione dei rifiuti
- la parità di genere, ...
Come fa un ente a individuare i propri temi materiali?
I GRI Standard indicano quattro fasi che l’organizzazione dovrebbe seguire nel determinare i temi materiali:
- comprendere il contesto dell’organizzazione
- individuare gli impatti potenziali ed effettivi che genera
- valutare l’importanza degli impatti
- dare priorità agli impatti più significativi da riportare nel bilancio di sostenibilità.
L’organizzazione deve determinare i temi materiali in base alle sue specifiche circostanze.
Nell'individuazione dei propri temi materiali l’azienda deve coinvolgere gli stakeholder (soggetti interessati) e gli esperti dell'azienda.
Obiettivi di sostenibilità - Agenda ONU 2030
L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha indicato nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile del settembre 2015 gli obiettivi di sostenibilità (SDG’s - Sustainable Development Goals) da raggiungere entro il 2030.
Gli obiettivi di sostenibilità riguardano la politica ambientale, sociale, economica (ESG - Environmental, Social, Governance).
L’Agenda ONU 2030 individua 17 obiettivi (e 169 target) per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile.
Gli obiettivi riguardano ogni persona perché chiamano all’azione e a un impegno concreto i governi, le imprese e le società civili di tutto il mondo.
Gli obiettivi sono:
1. sconfiggere la povertà
2. sconfiggere la fame
3. salute e benessere
4. istruzione di qualità
5. parità di genere
6. acqua pulita e servizi igienico-sanitari
7. energia pulita e accessibile
8. lavoro dignitoso e crescita economica
9. imprese, innovazione e infrastrutture
10. ridurre le disuguaglianze
11. città e comunità sostenibili
12. consumo e produzione responsabile
13. lotta contro il cambiamento climatico
14. la vita sotto l’acqua
15. la vita sulla terra
16. pace, giustizia e istituzioni solide
17. partnership per gli obiettivi
Parità di genere
In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, abbiamo deciso di continuare il nostro viaggio DENTRO LA SOSTENIBILITÀ affrontando il tema della Parità di genere.
Vogliamo così dare il nostro piccolo contributo a una riflessione sul tema e alla diffusione della cultura necessaria per l’obiettivo della parità di genere, indicato dall’ONU come obiettivo 5 dell’Agenda2030.
L’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030 è dedicato alla parità di genere e prevede il raggiungimento per l’anno 2030 dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment di tutte le donne e le ragazze.
L’obiettivo è poi declinato in traguardi più specifici:
- porre fine a ogni forma di discriminazione
- eliminare ogni forma di violenza
- eliminare tutte le pratiche nocive
- riconoscere e valorizzare il lavoro di cura e il lavoro domestico non retribuiti
- garantire alle donne la piena ed effettiva partecipazione e pari opportunità di leadership a tutti i livelli nella vita politica, economica e pubblica
- garantire l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva
Lo sai che in Italia abbiamo il Codice per le pari opportunità?
È il d.lgs. 198/2006, noto anche come “Codice delle pari opportunità”, e contiene varie disposizioni relative alla parità di trattamento e opportunità tra uomo e donna in vari campi della vita:
1. etico sociali2. economici3. civili e politici
- alcune novità in materia di discriminazione diretta e indiretta (= atti e comportamenti apparentemente neutri, che però possono svantaggiare persone di un determinato sesso
- obbligo per le aziende sopra i 50 dipendenti di redigere il c.d. rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile
- introduzione della possibilità della certificazione della parità di genere
Ma cos’è la certificazione per la parità di genere?
La certificazione per la parità di genere è un riconoscimento che attesta l’effettiva implementazione di un sistema di gestione per la parità di genere da parte di un’organizzazione, in conformità con i requisiti stabiliti dalla prassi UNI/PdR 125:2022.
Questo intervento fa parte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La prassi UNI/PdR 125:2022 contiene le Linee guida sul sistema di gestione della parità di genere e si applica a tutte le organizzazioni, divise in 4 fasce dimensionali (anche le micro imprese), e in tutti i settori.
Prevede 6 aree di intervento con specifici KPI:
- Cultura e strategia
- Governance
- Processi HR
- Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda
- Equità remunerativa per genere
- Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro
Come si ottiene la certificazione per la parità di genere?
La certificazione avviene su base volontaria e su richiesta dell’impresa.
Al rilascio della certificazione provvedono gli organismi di certificazione accreditati presso Accredia.
Siamo di fronte a una sfida programmatica, sociale e culturale, una delle principali sfide dei prossimi anni.
Nel 2023 il segretario generale delle Nazioni Unite, in vista della Giornata internazionale della donna, ha dichiarato all’Assemblea generale che sono necessari circa 300 anni per raggiungere la parità di genere nel mondo.
Nella classifica del 2023 del Global gender gap report, che monitora i progressi verso la parità di genere in 143 Paesi, l’Italia si trova al 79° posto su 146 paesi. Considerando i 36 Paesi europei, l’Italia è solo al 30° posto.
La strada da fare è davvero ancora molto lunga purtroppo.
Puoi approfondire il tema a questo link, dove puoi anche scaricare le Linee guida della prassi della certificazione.
Le Linee guida, indipendentemente dall’intenzione di ottenere la certificazione, danno alcune indicazioni che possono essere utili per la tua realtà per il perseguimento dell’obiettivo della parità di genere.
Social
Social
La S nell’acronimo ESG sta per Social.
È il secondo ambito che definisce la sostenibilità nella quotidianità di un’azienda o ente e gli impatti generati dalla sua attività.
Fa riferimento all’impatto sociale di un’organizzazione, alle scelte fatte per il benessere delle persone, alle politiche per il personale, agli impatti verso la comunità che la circonda o con cui, per varie ragioni, ha a che fare.
Il tema può riguardare tanti aspetti, quali:
- politiche di inclusione, accessibilità- parità di genere (es. governance, retribuzioni, ...)
- valutazione degli impatti sulla salute e sulla sicurezza di prodotti e servizi
- valorizzazione dei giovani, rapporti con le scuole
- politiche retributive e di carriera trasparenti
- benefici per il personale (es. assicurazioni, congedi)
- piani di formazione
- valutazione sociale dei fornitori
- iniziative a favore della comunità
- salute e sicurezza sul lavoro
- attività pro bono
- privacy e protezione dei dati
Stakeholders
Stakeholders
Gli stakeholders sono soggetti, gruppi di soggetti od organizzazioni che hanno un interesse rispetto a un’impresa e a come quell’impresa svolge la sua attività, perché subiscono l’impatto di come l’attività di quell’impresa viene svolta, ne sono influenzati o potrebbero esserne influenzati.
Qualche esempio ci può aiutare a capire meglio!
Possibili gruppi di stakeholders di un’impresa possono essere:
- dipendenti e collaboratori
- azionisti
- banche e istituti finanziari
- clienti
- associazioni (industriali, sindacati, …)
- società civile (ambientalisti, associazioni del terzo settore, …)
Parte di loro sono quindi interni all’azienda, ma altri sono esterni.
È chiaro che tutti questi soggetti potrebbero, o meglio dovrebbero, di volta in volta essere coinvolti nei percorsi e progetti di sostenibilità delle aziende, a beneficio della buona riuscita e della riduzione di eventuali rischi.
Si parla, così, di stakeholder engagement per la sostenibilità.
Le Linee Guida OCSE per le Imprese multinazionali del 2011, tra i loro principi generali, prevedono espressamente che le imprese dovrebbero “coinvolgere gli stakeholders interessati, dando loro concrete opportunità di far valere il proprio punto di vista in merito alla pianificazione e alle decisioni su progetti o altre attività che possano avere un impatto notevole sulle comunità locali”
Come individuare gli stakeholders rilevanti?
Un punto di riferimento è lo Standard AA 1000 2015 primo standard internazionale pubblicato sul coinvolgimento degli stakeholder.
Uno dei principi base stabilisti dallo Standard è quello dell’inclusività: "Le persone dovrebbero avere voce in capitolo nelle questioni che le riguardano direttamente".
Inclusività significa coinvolgere le parti interessate in ogni strategia di sostenibilità responsabile.
Come coinvolgere, quindi, gli stakeholders nei percorsi di sostenibilità?
Ci possono essere alcuni criteri chiave:
- in maniera tempestiva e continua
- avendoli prima informati in maniera adeguata
- facilitandone il coinvolgimento
- coinvolgendo in modo vario e ricco i rappresentanti di più gruppi possibili