Il provvedimento sanzionatorio del Garante privacy n. 288 del 21 maggio 2025

Il datore di lavoro è sempre tenuto a bilanciare i suoi poteri con i diritti fondamentali del personale, anche nell’ambito dell’attività disciplinare.
Ci dà lo spunto per ricordarlo il Garante privacy* che ha di recente sanzionato per 420mila euro una società per aver usato in un procedimento disciplinare delle conversazioni private di una dipendente su WhatsApp e Messenger, oltre a post pubblicati in un profilo Facebook privato.
I contenuti, che erano stati inoltrati da colleghi e terzi, riguardavano opinioni e conversazioni private della dipendente, non legate al lavoro.
Il Garante ha chiarito che anche i dati accessibili online non si possono usare liberamente: serve una base giuridica valida e il rispetto della normativa.
Il datore di lavoro avrebbe valutare se era necessario e proporzionato trattare quei dati, che non erano nemmeno rilevanti per le mansioni svolte.